In certe domeniche, lo sport smette di essere semplice competizione e diventa racconto. A Lucca, il 6 aprile, nel cuore pulsante della Pugilistica Lucchese, si è respirato qualcosa che andava oltre il punteggio o le medaglie. È stato un altro capitolo – vibrante e sospeso – di quella che sembra una lunga scalata alla vetta, tra gioventù, talento e una fame che si legge negli occhi prima ancora che nei risultati.

Il terzo criterium giovanile FPI, valido per la qualificazione ai campionati italiani, ha preso la forma di un duello silenzioso, quasi cinematografico. Sul ring, ma soprattutto nei dettagli. La coppia composta da Michele Pintus (Firenzuola Boxing Team) e Alessio Capobianco (Spes Fortitude) sapeva di non poter sbagliare: alle loro spalle, a soli pochi passi di punteggio, le ragazze della Pugilistica Lucchese – Daisi Luci e Chiara Warnakurasuriya – avanzavano con determinazione, come onde che non si possono ignorare.

E se la corsa sui 25 metri sembrava aver rimescolato le carte – una prestazione più che buona da parte degli inseguitori – il vero terreno di scontro si è rivelato altrove: nei temi tecnico-tattici. Qui, ogni secondo vale oro, ogni gesto racconta studio, intuito e sangue freddo. Bongiani e Focze, nomi che potrebbero presto diventare consueti nel vocabolario del pugilato italiano, hanno lasciato tutti a bocca aperta, fermando il cronometro su tempi quasi irreali: 3.4 e 3.3 secondi. Record. Frecce lanciate nel futuro.

Ma il cronometro, si sa, non sempre racconta tutta la verità. Pintus e Capobianco, sotto quella luce fredda e implacabile della palestra, hanno mostrato qualcosa di più prezioso: lucidità. Come scriveva Gianni Brera, “nel pugilato, vince chi sa pensare meglio sotto pressione”. E loro hanno pensato bene, eccome: centrati, metodici, quasi chirurgici nei temi, hanno lasciato le avversarie a due punti di distanza. Poco, pochissimo. Ma sufficiente per restare in vetta, anche in questo terzo atto.

Il pubblico – composto da genitori, tecnici e appassionati – ha vissuto l’intera giornata come un pendolo tra ansia e meraviglia. Gli allenatori urlavano consigli, correzioni, a volte solo incitamenti, quasi come se le parole potessero spingere i corpi a superare i propri limiti. E mentre l’adrenalina si mischiava al sudore, si capiva che ogni gesto, ogni prova, non era solo un punteggio: era un passo verso il sogno.

Ora, il prossimo appuntamento è fissato per il 27 aprile, a Firenzuola. E si preannuncia come una resa dei conti, o forse solo un nuovo inizio. Perché in questi criterium giovanili non si vince solo una classifica: si costruisce carattere. Si impara la resilienza. E si capisce – nel silenzio prima del via, nel battito accelerato del cuore – che nello sport, come nella vita, i più forti non sono sempre quelli che arrivano primi, ma quelli che sanno restare lì. In equilibrio sul filo sottile dell’eccellenza.

 

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