Ci sono partite che somigliano a romanzi. Non per la lunghezza, ma per come ti tengono incollato fino all’ultima pagina. Per i colpi di scena, i momenti di smarrimento, e quell’incredibile voglia dei protagonisti di riscrivere il proprio destino. Futsal Prato–Mattagnanese Under 19 è stata una di quelle storie. Una di quelle che si raccontano ancora per anni, con un sorriso e un brivido.
La 17ª giornata di campionato non era un semplice incrocio di calendario. Era una sfida in trasferta, contro una squadra che ha scelto da subito la via più aggressiva: pressing alto, ritmo martellante, fiato sul collo. Eppure, i ragazzi della Mattagnanese non si sono tirati indietro. Anzi, hanno colpito subito, come pugili veloci di gambe e di testa: 2-0, e il terzo gol sfiorato con un palo interno che ha fatto tremare più i cuori che la porta.
Ma il futsal, si sa, è uno sport che non perdona le pause. E quando il Prato ha trovato spazio, ha ribaltato tutto: 3-2 alla fine del primo tempo, con un vento psicologico che sembrava ormai soffiargli a favore. Lì, molti avrebbero ceduto. Ma non questi ragazzi.
La ripresa è cominciata con una scintilla: un contropiede fulmineo e il 3-3 che sembrava riaprire tutto. Ma subito dopo, il buio. Un blackout mentale e tattico che ha portato al 6-3 per i padroni di casa. A quel punto, tutto sembrava perduto. Gli sguardi in tribuna si abbassavano, gli allenatori sembravano sul punto di accettare l’amarezza.
E invece, è lì che è successo qualcosa. Quel qualcosa che non si allena, non si spiega, non si compra. Quella cosa che si chiama cuore.
A quattro minuti dalla fine, i giovani della Mattagnanese hanno fatto ciò che fanno i guerrieri: non hanno contato i minuti, ma le possibilità. Hanno messo in campo tutto: gambe stanche, menti lucide, e un’anima enorme. Uno, due, tre gol. Il ribaltone è diventato realtà. Il silenzio surreale dei padroni di casa, il boato della panchina ospite, il 6-7 finale scritto sul tabellone come una piccola favola di sport.
Il rumore del fischio finale è stato quasi una liberazione. Gli abbracci, le urla, le lacrime trattenute: il futsal, in fondo, è anche questo. È un gioco dove il cronometro corre più veloce delle emozioni, ma dove ogni secondo può cambiare tutto.
Come scriveva Gianni Brera, “Il calcio è il teatro della vita, dove ogni passione si amplifica”. E nel futsal, quel teatro diventa più intimo, più ravvicinato, più umano. I ragazzi della Mattagnanese hanno recitato da protagonisti una tragedia trasformata in commedia eroica.
In classifica, questo risultato pesa. Ma il peso più grande è morale: ora sanno di poter risalire anche quando la montagna sembra troppo ripida. Hanno dimostrato che finché c’è un secondo sul cronometro, c’è una speranza. E che le imprese non sono fatte solo di talento, ma soprattutto di anima.
Chissà dove arriveranno questi ragazzi. Ma se il cuore resta questo, la strada può essere davvero lunga. E bellissima.
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