Ci sono partite che raccontano molto più di un punteggio. Partite che parlano di identità, di orgoglio, di quella lotta silenziosa che ogni squadra combatte contro se stessa, prima ancora che contro l’avversario. E sabato, al cospetto dell’Arpi Nova, è scesa in campo non solo la Mattagnanese, ma la Mattagnanese che ricordavamo: quella che gioca con testa lucida, gambe affilate e un cuore che pulsa più forte di ogni cronometro.

Il palazzetto sembrava sciogliersi sotto il calore crescente della tensione, mentre sugli spalti l’aria era sospesa, come se tutti stessero trattenendo il fiato in attesa del primo squillo. È bastato poco, però, per capire che quella di oggi non sarebbe stata una recita come le altre.

Ci ha pensato Sgai, con la determinazione di chi ha qualcosa da dimostrare, a rompere il silenzio. Due fendenti, due reti: uno per avvisare, l’altro per marchiare il territorio. La sua doppietta non è stata solo un dato da referto, ma il manifesto di una squadra tornata padrona del proprio destino. Giocare bene è un conto, giocare con intelligenza emotiva è un altro: i mugellani hanno aspettato il momento giusto, senza lasciarsi prendere dalla frenesia né dal timore del ritorno avversario. Hanno giocato da adulti, con la pazienza dei saggi e l’impeto dei giovani.

Buti anche oggi ottimi interventi

Il terzo gol è arrivato come un regalo del destino, ma costruito con le mani della volontà. Il capitano Nardi, faro e scudo della squadra, ha concluso una ripartenza fulminea che sembrava disegnata più dal cuore che dal mister. E come ogni grande leader, non si è accontentato: la sua seconda rete è stata l’eco del primo grido, a ricordare a tutti chi guida questo gruppo.

E poi, in un momento che racchiude tutta la simbologia del futsal moderno, è arrivato il quarto colpo. L’Arpi Nova, all’inizio della ripresa, ha tentato il tutto per tutto: portiere in movimento e assetto spregiudicato. Ma a volte, quando si forza troppo la mano, la sorte risponde con ironia. Un errore di gestione, una carambola beffarda, e il pallone è finito in rete. Autogol, sì, ma con il sapore amaro di un’illusione che si infrange. E per la Mattagnanese, una nuova conferma: anche l’inerzia della gara stava dalla loro parte.

Il quinto gol ha messo il sigillo su un pomeriggio che sa di rinascita. La squadra ha controllato, respirato insieme, resistito quando l’Arpi Nova ha cercato spiragli, sbattendo però sempre contro il muro difensivo costruito con lucidità e sacrificio. L’estremo difensore rossoverde, con interventi tanto essenziali quanto determinanti, è stato il filo invisibile che ha cucito la sicurezza della squadra, azione dopo azione.

Il pubblico – sempre caldo, sempre presente – ha accompagnato ogni azione con un mormorio che oscillava tra la preghiera e l’incitamento. Gli occhi dei tifosi, spesso più parlanti delle loro bocche, dicevano tutto: questo è il calcio che vogliamo vedere. Un bel pubblico anche ospite corretto e che ha tifato tutta la partita. Un bell’esempio di sportività. Peccato lo striscione di dubbio gusto.

Nardi a segno

Il 5-0 finale non è stato uno schiaffo all’Arpi Nova, ma una carezza a una squadra che aveva bisogno di ritrovarsi. Dopo settimane incerte, fatte di risultati altalenanti e prestazioni in chiaroscuro, la Mattagnanese ha riscoperto la propria essenza: quella di una squadra che sa colpire con lucidità, che non si lascia inghiottire dal panico, che ha leader veri in campo e fuori.

E ora? Ora la classifica respira. Ma al di là dei numeri, questa è una vittoria che pesa per ciò che restituisce allo spirito del gruppo. Perché nel futsal, come nella vita, non basta vincere: bisogna riconoscersi in ciò che si è. E, finalmente, i rossoverdi si sono ritrovati e con questa conquista, sono fuori dai play out.

Nel match di fondo classifica, il Torrita vince di misura sul Real Casalgrandese per 3-2 che favorisce i mugellani che tengono a distanza gli emiliani e sono fuopri dai play out. Sabato prossimo, ultimo match della stagione fuori casa contro la Sangiovannese ormai retrocessa in C1.


Come scriveva Gianni Brera, “il calcio è epica e psicologia, mai solo punteggio”. E questa Mattagnanese, oggi, è tornata a scrivere la propria epopea.

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