Nell’infuocato weekend texano del Mondiale, il giovane talento toscano combatte con cuore e grinta, chiudendo 11°, in una gara che sa più di crescita che di classifica. Ora lo sguardo è già rivolto al Qatar.
Nel mondo del motociclismo, ci sono gare che si vincono e gare che si imparano. E poi ci sono quelle, come quella corsa ad Austin, che si vivono sulla pelle. Perché non sempre la bandiera a scacchi racconta la verità più profonda di ciò che accade in pista. A volte, la vera corsa si gioca tutta tra la testa e il cuore, tra l’orgoglio e la consapevolezza dei propri limiti. Guido Pini lo sa bene.
Sul Circuit of the Americas, in una giornata attraversata dal vento texano e dal ruggito costante dei motori, il talento mugellano si è trovato a dover combattere più con la propria moto che con gli avversari. Fin dalle qualifiche, qualcosa sembrava non tornare: il 12° posto in griglia era un segnale chiaro, quasi un campanello d’allarme. Il mezzo non rispondeva come avrebbe voluto, come doveva. Perché chi ha visto correre Pini sa che la sua guida è tutta istinto e precisione, e che certi piazzamenti non gli appartengono.
La gara è stata una scalata, una di quelle che non si affrontano con i numeri, ma con la testa bassa e la volontà ferma. Scattato nel cuore del gruppo, Guido ha provato a risalire, ha lottato curva dopo curva, infilando sorpassi chirurgici e resistendo agli attacchi. Per un attimo è anche riuscito a salire fino al nono posto, ma la moto continuava a chiedere troppo, e la classifica non ha perdonato: 11° al traguardo. Un piazzamento che, se letto solo attraverso i numeri, potrebbe sembrare anonimo. E invece no. È stato un piccolo capolavoro di tenacia.
Davanti, la corsa ha parlato spagnolo: José Antonio Rueda ha preso il largo come un torero che domina l’arena, tagliando il traguardo per primo con autorità. Dopo il trionfo in Thailandia, questa è la sua seconda vittoria stagionale: una conferma, non un caso. Dietro di lui, il solido Kelso e l’italiano Bertelle a chiudere un podio che sa di equilibrio e nuove gerarchie.
Ma gli occhi di chi guarda oltre i riflettori si sono posati anche su quel numero 16 che, con il casco abbassato, ha salutato il traguardo con dignità.
“Non è stata la gara che volevo, ma ogni giro in pista mi insegna qualcosa di più”, avrebbe potuto dire Pini nel paddock, asciugandosi il sudore misto a delusione. E in fondo è proprio questa l’essenza di un Mondiale: costruire passo dopo passo, cadere e rialzarsi, trovare il modo di andare più veloce non solo sulla pista, ma anche dentro se stessi.
L’atmosfera ad Austin era quella delle grandi occasioni, con il pubblico americano che non risparmia urla né applausi, un pubblico che vibra per ogni sorpasso come se fosse l’ultimo. I box erano un teatro di tensione e speranza, con meccanici che correvano come chirurghi da sala operatoria e team manager che leggevano i tempi come fossero preghiere.
Ora il circo del Motomondiale si prepara a spostarsi sotto il sole implacabile del Qatar, il 12 e 13 aprile. Un nuovo capitolo, una nuova pista, nuove occasioni per chi, come Guido Pini, ha ancora fame di gloria e tanta strada da scrivere. La classifica oggi lo mette nelle retrovie, ma la stagione è lunga e le gare sono come la vita: a volte, per vincere davvero, bisogna prima imparare a perdere con stile.
Come scriveva Gianni Mura, “le corse non sono mai solo corse, sono romanzi brevi pieni di umanità”. E quella di Austin, per Guido, è stata la prima pagina di un racconto che potrebbe sorprenderci ancora.
Pietro Oettl |
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Responsabile del team
“Abbiamo avuto condizioni molto diverse in entrambi i giorni di prove qui ad Austin. È iniziato con un venerdì molto bagnato, poi una pista che si asciugava e infine un asfalto completamente asciutto in qualifica. David e Guido hanno fatto molto bene nelle sessioni di prove e sono stati competitivi in tutte le condizioni. La pole position di David è stata molto bella. È arrivata esattamente al momento giusto ed è stata molto importante per tutto il team dopo il nostro sfortunato inizio di stagione. Ma anche il dodicesimo posto di Guido in griglia, che è arrivato in Q2 come secondo classificato in Q1, è stato un risultato notevole. La quarta fila in griglia è stata una solida posizione di partenza per lui. È stato in grado di confermarlo con l’undicesimo posto in gara. Guido ha guidato in un gruppo forte per tutto il tempo, nel quale è stato in grado di reggere il confronto. Alla fine, è stato ricompensato con i suoi primi punti nel campionato del mondo. Ciò è molto gratificante. David è partito dalla pole position ed è stato un po’ cauto all’inizio. Ciò è stato sicuramente positivo, perché poi si è fatto strada fino al secondo posto. Dopo di che, credo che volesse colmare il divario con Rueda in poco tempo. Non è stato l’ideale e ha portato a una caduta. Ci saremmo aspettati un po’ più di pazienza da lui in questa situazione, perché la gara era ancora lunga e avevamo la velocità per il podio. Il ritiro è ovviamente un vero peccato. Tuttavia, continueremo così in Qatar, perché entrambi i piloti hanno un grande potenziale. Dobbiamo lavorare per sfruttarlo al meglio.” |
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