In questo articolo parleremo dell’allenamento propriocettivo e degli esercizi più efficaci.
Analizzeremo prima di tutto la definizione di allenamento propriocettivo, spiegando cosa vuol dire propriocezione, cosa sono le capacità propriocettive, quali sono i recettori della propriocezione (propriocettori) e dove si trovano.
Passeremo successivamente alla spiegazione degli esercizi propriocettivi (anche posturali), specificando a cosa servono e quali sono, e descrivendo brevemente come si usa la pedana propriocettiva.
Cosa vuol dire propriocezione?
La propriocezione, nota anche come cinestesia (kinesthesia o kinaesthesia), potrebbe essere definita semplicemente come:
“la percezione del movimento, della forza e della posizione del corpo nello spazio”.
Quali sono i recettori della propriocezione? Dove si trovano i propriocettori?
La propriocezione è mediata dai propriocettori, neuroni meccanosensoriali situati all’interno di muscoli, tendini e articolazioni.
La maggior parte degli animali possiede diversi sottotipi di propriocettori, che rilevano parametri cinematici distinti; ad esempio la posizione articolare, il movimento e il carico – anche se la struttura degli organi sensoriali può variare tra le specie.
I segnali propriocettivi vengono trasmessi al sistema nervoso centrale (SNC) e integrati con le informazioni provenienti da altri sistemi sensoriali (visivo, vestibolare ecc.), per creare una rappresentazione complessiva della posizione, del movimento e dell’accelerazione del corpo. In molti animali, il feedback sensoriale dei propriocettori è essenziale per stabilizzare la postura e coordinare i movimenti del corpo.
Cosa sono le capacità propriocettive?
Le capacità propriocettive possono essere riassunte sostanzialmente in due funzioni:
- Stabilità;
- Pianificazione-affinamento dei movimenti.
Capacità propriocettive e stabilità
La capacità di propriocezione consente di stabilizzarsi in presenza di perturbazioni.
Ad esempio, affinché una persona possa rimanere in piedi o camminare, deve monitorare e regolare continuamente la propria postura, e regolare l’attività muscolare per mantenere l’equilibrio.
Allo stesso modo, quando si cammina su un terreno “sconosciuto”, magari inciampando, si rende necessaria una rapida modulazione della potenza muscolare in base alla posizione e alla velocità stimate degli arti.
Si ritiene che i circuiti riflessi dei propriocettori svolgano un ruolo importante per consentire l’esecuzione rapida e inconscia di questi comportamenti.
Per rendere efficiente questo controllo, i propriocettori sono in grado di regolare non solo l’attivazione, ma anche l’inibizione muscolare, gestendo la loro azione agonista-antagonista.
Capacità propriocettive e pianificazione-affinamento dei movimenti
Quando si pianificano dei movimenti complessi, il sistema nervoso deve considerare la posizione e la velocità attuali dell’arto, e usarle nella regolazione dinamica.
Se la stima iniziale è errata, ciò può portare a un movimento sbagliato.
Inoltre, la propriocezione è fondamentale per modificare il movimento (affinarlo) in caso di deviazione della traiettoria.
A cosa serve l’allenamento propriocettivo?
Efficacia dell’allenamento propriocettivo per il miglioramento della funzione motoria
Sono molti i lavori scientifici a sostenere che l’allenamento propriocettivo – tramite esercizi propriocettivi specifici – sia una vera e proprio “terapia comportamentale” utile nel ripristinare (parzialmente o totalmente) la funzione motoria compromessa.
Tuttavia, non tutti concordano su ciò che “effettivamente” dovrebbe costituire l’allenamento propriocettivo e quanto sia “realmente” efficace.
Nel 2014 è stata quindi condotta una revisione sistematica intitolata “The effectiveness of proprioceptive training for improving motor function: a systematic review”, al fine di fornire maggiore chiarezza sulla nozione di allenamento del sistema propriocettivo.
Il lavoro si è basato su quattro banche dati scientifiche e, successivamente, sono stati applicati i seguenti criteri:
- Misura quantificata pre e post trattamento della funzione propriocettiva;
- Programma di formazione ritenuto in grado di influenzare o migliorare la funzione propriocettiva;
- Al termine, misura indicativa della funzione somato-sensoriale.
Su un totale di 1284 articoli, 51 studi hanno soddisfatto tutti i criteri e sono stati selezionati per un’ulteriore revisione.
Nel complesso, l’allenamento propriocettivo ha comportato un miglioramento medio del 52% in tutte le misure di esito.
L’applicazione di vibrazioni muscolari superiori a 30 Hz per durate più lunghe – cioè, minuti vs secondi – ha indotto miglioramenti fino al 60%.
La posizione articolare e il raggiungimento dell’obiettivo di allenamento hanno migliorato costantemente la “sensazione della posizione articolare” (fino al 109%), mostrando un miglioramento medio del 48%.
L’ictus corticale è stato la malattia più studiata, ma non si sono apprezzate evidenze che l’allenamento propriocettivo possa risultare “differenzialmente” vantaggioso (anche nel trattamento delle altre malattie).
Vi sono prove convergenti che l’allenamento propriocettivo può produrre miglioramenti significativi nella funzione somatosensoriale e sensomotoria.
Tuttavia, vi è una chiara necessità di ulteriori approfondimenti. Le forme di allenamento che utilizzano movimenti sia passivi che attivi, con e senza feedback visivo, tendevano ad essere più vantaggiose.
Ci sono anche prove iniziali che suggeriscono che l’allenamento propriocettivo induce la riorganizzazione corticale, rafforzando l’idea che sia un metodo utile e praticabile per migliorare la funzione sensomotoria.
Siamo arrivati al termine anche di questo appuntamento.
Vi auguriamo un buon allenamento, sperando che questi consigli possano tornarvi utili per la vostra attività fisica e il vostro benessere.
Vi aspettiamo la prossima settimana con un nuovo approfondimento.